Pareto in breve
Pareto sociologo
Traduzione e sintesi di uno scritto di Giovanni Busino. È possibile il download della versione integrale originale inglese.
Il metodo della sociologia paretiana 

Nel Trattato di sociologia generale (1916) Pareto porta a compimento la sua organizzazione della sociologia, una scienza sociale generale "di carattere esclusivamente sperimentale", che ha il compito di studiare i legami mutuamente dipendenti che correlano tra loro i fatti sociali e di rivelarne le uniformità. L'analisi avviene per approssimazioni successive, cosicché economia pura, economia applicata e sociologia rappresentano tre successivi affinamenti dello studio del comportamento umano. La scienza non è né una ricostruzione/restituzione della realtà sociale, né una sua mera immagine riflessa, né tantomeno una sua copia più o meno impressionistica. Al contrario, mediante un'estrapolazione dall'universo reale, la scienza costruisce oggetti scientifici ed elabora teorie, definendo le relazioni che uniscono tra di loro gli oggetti scientifici; utilizza quindi i risultati ottenuti per l'edificazione di universi semplificati.
Fondamento di ciascuna analisi è l'azione - il comportamento dell'individuo mirato a un determinato obiettivo - che Pareto descrive in tutte le sue complesse trame di interdipendenza, elaborando una teoria per cui l'azione stessa costituisce l'oggetto-sistema. Tali costruzioni teoriche sono "semplici ipotesi, che vivono sinché stanno d'accordo coi fatti, e che muoiono e scompaiono quando nuovi studi distruggono quest'accordo". (Trattato di sociologia generale, § 52).


Azioni logiche e non-logiche
Pareto distingue le azioni logiche che "sono, almeno per la parte principale, il risultamento di un ragionamento" dalle azioni non-logiche, che "hanno origine principalmente da un determinato stato psichico: sentimenti, subcoscienza, ecc." (Trattato, § 161). Le azioni logiche uniscono logicamente i mezzi al fine, relazione che deve essere valida per colui che le compie, ma anche per tutti coloro "che hanno cognizioni più estese" (id., § 150); tale carattere manca invece alle azioni non-logiche. Le azioni logiche ricorrono a materiale sperimentale e fatti oggettivi che sono correlati tra di loro da ragionamenti rigorosi; le azioni non-logiche, indubbiamente più numerose e di grande importanza nella vita sociale, attingono alla logica in misura diversa.
A fianco a una logica dimostrativa, Pareto introduce una logica non-dimostrativa, ovvero l'argomentazione plausibile e argomentativa. Nell'ambito delle argomentazioni logiche e degli sviluppi di quelle non-logiche, egli individua un fatto precostruito, stabile e latente, che va al di là di qualsiasi spiegazione empirica - detto residuo - e un nucleo manifesto e variabile, che può essere osservato empiricamente - chiamato derivazione. La tipologia dell'azione logica corrisponde a quella di un operatore, utile se il suo valore di previsione è valido, se aiuta a formalizzare la relazione mezzo/fine; al contrario inadeguato, se efficienza e costo non possono essere espressi secondo un rapporto mezzo/fine, se i dati non sono quantificabili. Nel momento in cui i fini non sono né dati né individuati, non è possibile ricondurli alla razionalità formale del linguaggio scientifico, che è diversa dalla razionalità strumentale dell'azione e della decisione. Per evitare il paradosso eleatico, Pareto elabora la struttura ontogenetica e filogenetica dei residui, sulla quale si basano il ragionamento e l'equivoco, che determinano le scelte e le decisioni. In questo modo, separa le rappresentazioni dall'azione, riconoscendo tuttavia che possono avere una fonte comune, che risiede in un campo esterno all'analisi sociologica, chiamato "stato psichico" (id., § 1690-2), il cui studio è riservato agli psicologi
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  I residui
Il linguaggio rivela la tendenza dell'uomo a discutere e argomentare, al fine di rendere plausibili e accettabili i propri comportamenti e le proprie credenze; per mezzo di oggetti discorsivi, esso precede qualsiasi altra forma di razionalità logico-sperimentale e strutturale. I residui, entità inesistenti, sono al tempo stesso contenuto e conscenza del senso comune, condizioni per l'elaborazione di strutture con significanze simboliche. Frutto di una "logica" pre-costituita, forniscono funzioni di identificazione, rappresentazione e nomenclatura; costituiscono le implicite premesse di equivoco che vengono utilizzate inconsapevolmente dagli attori sociali. I residui talvolta esprimono emozioni, in altre occasioni sono dedotti da una rappresentazione; mutano continuamente nel corso della storia, sia in numero che in intensità. Poiché il concetto di residuo implica l'intenzione e la sua simbolizzazione, "i sentimenti, il subcosciente, ecc.", trasfigurati in relazioni simboliche, divengono oggetti intelligibili e comprensibili e di conseguenza accessibili. Situati al di là del linguaggio scientifico, i residui trascendono l'esperienza e la logica, garantendo ampia autonomia al linguaggio naturale.

Le derivazioni
Dal canto loro, le derivazioni, risultato dell'esperienza diretta, grazie alla mediazione di tecniche argomentative, forniscono le ragioni in grado di spiegare l'agire degli uomini; legittimando obiettivi e mezzi, riempiendo e sistematizzando i vuoti del nostro sapere, danno una apparente forma di verità ai valori, alle credenze, alle convinzioni degli attori sociali, e contribuiscono altresì a consolidare i sentimenti. Fondate sul linguaggio, le derivazioni, grazie ai trattati rendono i residui intelligibili, ma non sono adatte a trasformare le asserzioni in proposizioni verificabili.  Le derivazioni non hanno un valore intrinseco e non svolgono una funzione diretta nell'elaborazione dell'equilibrio sociale: sono semplicemente manifestazioni e indicazioni di altre forze, "quelle che intervengono effettivamente nella determinazione dell'equilibrio sociale".

  Residui, derivazioni e utilità sociale
"Come operano tali residui e tali derivazioni? In che relazione è quest'opera coll'utilità sociale"? (Trattato, § 1687) Secondo una prospettiva statica, Pareto analizza, innanzitutto, la distribuzione dei residui in una data società, nonché in strati diversi della medesima; quindi, secondo una prospettiva dinamica, esamina in che modo i residui variano nel corso del tempo, in individui appartenenti a un medesimo strato sociale, o in seguito al mescolarsi di diversi strati sociali, senza trascurare lo studio di come tali fenomeni si manifestano. I residui e le derivazioni si propagano per imitazione o a causa di altre circostanze. Lo studio dei processi di propagazione mostra altresì l'esistenza di un terzo fattore: gli interessi. Condizioni d'intelligibilità dell'azione, privi di esistenza obiettiva, legati fra loro da mutua dipendenza o causalità multipla, i residui, le derivazioni e gli interessi, fattori necessari all'equilibrio, non possono tuttavia essere completamente afferrati. Il metodo è allora carente? No, in quanto, anche lo stesso "concetto, sia pure imperfetto, dell'interdipendenza" rimuove le difficoltà di una spiegazione fondata su una singola struttura causale. Tale metodo suggerisce inoltre come i residui siano più costanti rispetto alle derivazioni e come, in parte, ne siano la 'causa', senza dimenticare l'opera secondaria delle derivazioni, che, talvolta, sia pure subordinatamente, possono essere 'causa' dei residui". (id., § 1732). Grazie a tale sistema di relazioni, variabili da società a società, da una classe sociale all'altra, da un'era all'altra, è possibile una mediazione tra strutture obiettive interiorizzate e condotta individuale.

L'equilibrio sociale
Ogni società è costituita da diversi elementi interdipendenti (suolo, clima, fauna, flora, azioni esercitate da altre società, storia, razza, residui, derivazioni, interessi) che concorrono alla costituzione di un sistema sociale. "Tale sistema muta forma e carattere col tempo e, quando nominiamo il sistema sociale, intendiamo questo sistema considerato tanto in un momento determinato quanto nelle trasformazioni successive che subisce in uno spazio di tempo determinato". (Trattato, § 2066). Per procedere alla sua analisi è necessario definire uno stato in un dato momento: questo rappresenta lo stato d'equilibrio. È manifesto che vi siano interruzioni dell'equilibrio (guerre, epidemie, alluvioni, terremoti e altre calamità); tuttavia lo stesso concetto di squilibrio implica un ritorno automatico allo stato di equilibrio. Pareto pone l'accento sulle relazioni di interdipendenza, non considera né i fini ultimi, né gli obiettivi indeterminabili esterni al sistema; non si occupa di fornire una vera e propria teoria generale dell'equilibrio sociale, quanto piuttosto una teoria di un sistema empiricamente determinato, teoria che non risulta adatta a spiegare né il passaggio da un sistema all'altro, né la stessa ragione dello squilibrio.
Composta da gruppi differenti, tra di loro antagonisti per età, sesso, forza fisica, salute, ecc., la società non è un'entità omogenea e l'equilibrio pertanto è precario. Conflitti di utilità e di interessi, divisioni, differenze di valori implicano divergenze di obiettivi che generano eterogeneità e mettono in luce la mancanza di razionalità della società. Nell'impossibilità di stabilire quali siano i mezzi più appropriati per conseguire un fine, di individuare l'obiettivo per il quale viene intrapresa l'azione, di rendere omogenei i criteri che determinano scelte, deliberazioni e azioni mirate a raggiungere l'utilità, in breve nell'impossibilità di individuare i fini, Pareto non fornisce alcuna precisa indicazione su come conciliare la razionalità dell'azione con la razionalità epistemica nell'interpretazione dell'agire storico-sociale.

  L'andamento ondulatorio degli eventi storici
Quando i residui subiscono lente trasformazioni, anche le società mutano. La tesi in base alla quale la ragione ha un ruolo preponderante nell'agire umano "è indefinita come tutte quelle che la letteratura sostituisce ai teoremi della scienza, e facilmente dà luogo a parecchi errori". Il progresso si manifesta seguendo un andamento ondulatorio o ritmico, con oscillazioni caratterizzate da ampiezza, durata e intensità diverse; nel momento in cui un fenomeno raggiunge la sua massima intensità, in generale è prossima l'oscillazione nella direzione opposta. Questo impedisce di spiegare i fenomeni sociali tramite una semplice causalità lineare, o mediante un determinismo più o meno rigido. Le rivoluzioni politiche, sociali e religiose sono eque, giuste e necessarie per alcuni, e ingiuste, inique e inutili per altri. Tutto ciò non ha alcun valore da un punto di vista scientifico. "Una proposizione scientifica è vera o falsa, non può adempiere un'altra condizione, come quella di essere liberale o socialista". "La scienza non si occupa che di constatare i rapporti delle cose, dei fenomeni, e di scoprire le uniformità che questi rapporti presentano. Lo studio di quelle che si chiamano cause, se con ciò si intendono dei fatti in certi rapporti con altri, appartiene alla scienza e rientra nella suddetta categoria delle uniformità. Ma quelle che si dicono le cause prime, e in genere tutte le entità che oltrepassano i limiti dell'esperienza, si trovano per ciò stesso fuori del campo della scienza." (Les systèmes socialistes, Indrod., I)

Le élites e la loro circolazione
La società è suddivisa in classi e gruppi eterogenei, ma all'interno di classi e gruppi e tra classi e gruppi esiste un'intensa circolazione orizzontale e verticale. Gruppi e classi sono in conflitto tra loro, ma esistono altrettanti conflitti all'interno delle stesse classi e degli stessi gruppi. La parte di un gruppo o di una classe che cerca di conquistare l'egemonia sul proprio gruppo o sulla propria classe, o su tutti i gruppi e tutte le classi, viene definita élite. La teoria dell'élite vuole essere una generalizzazione della teoria della lotta di classe. Lo strato superiore di una società è costituito dagli individui che dimostrano spiccate capacità nei vari campi dell'agire sociale, e comprende generalmente i governanti, mentre lo strato inferiore è composto dai restanti individui, i governati (vedi Trattato, § 2047). Una simile stratificazione della società, consolidata altresì dalla teoria della distribuzione delle ricchezze, è fondata sulla natura umana, sul ruolo della fecondità e della mortalità dei gruppi sociali e su una serie di altri fattori; non è il prodotto di forze economiche o di capacità organizzative particolari. Per quanto evidenzi varie ragioni che possono determinare la scomparsa di una élite (distruzione biologica, cambiamenti psicologici negli atteggiamenti, decadenza), Pareto individua le modalità per conservare la stabilità e la continuità sociale: eliminare i contestatori che mettono a repentaglio l'ordine sociale e l'esistenza della élite e/o assorbire quegli elementi della classe governata che possono risultare utili o utilizzabili. Tale processo di endosmosi, in base al quale elementi della classe governata entrano a far parte dell'aristocrazia al potere, corrisponde al "fenomeno della circolazione sociale", e l'élite capace è quella in continua fase di rinnovamento e ringiovanimento. Può accadere che, per eliminare i propri avversari al potere, gli oppositori dell'élite cavalchino l'onda del malcontento della classe governata o chiedano interventi esterni. In tal caso, la classe al potere dovrà difendersi: con astuzia e forza, ma anche con il consenso passivo della classe governata.

  Tipi di sistema sociale
Un ordine sociale "aperto" è il risultato dell'equilibrio tra il residuo dell'istinto delle combinazioni e quello della persistenza degli aggregati; tra innovazione, scoperta e invenzione da una parte e conformità a regole, morale e valori sociali e tradizionali dall'altra. La distribuzione dei residui tra individui e classi è alla base del tipo di sistema sociale: ove prevalga l'istinto delle combinazioni vi sarà un grande numero di speculatori, imprenditori, riformatori, inventori e individui ambiziosi capaci delle iniziative più rischiose, mentre ove si registri una forte concentrazione del residuo di persistenza degli aggregati vi sarà una prevalenza di "rentiers", contrari ai cambiamenti e per i quali il passato è un bene presente. Gli speculatori tendono a prevalere grazie all'inganno, all'astuzia e ad altre forme di manipolazione; tuttavia, non sono in grado di mantenere a lungo il controllo della situazione; vengono allontanati dai "rentiers" che, a loro volta, verranno spodestati dal potere degli speculatori, in una sorta di moto perpetuo, dall'andamento ciclico.
Aumento della sicurezza individuale e collettiva, crescita del benessere e convivenza pacifica indeboliscono lo spirito di iniziativa e rafforzano la reticenza dei governi a fare uso della forza. Parallelamente nuove idee e nuovi valori trovano ampia diffusione, facendo vacillare i modelli culturali tradizionali: questo scuote l'autorità, e rende possibile la ribellione. L'antico equilibrio sociale viene sostituito da un nuovo equilibrio e una nuova classe prende il posto di quella vecchia con la forza. I cambiamenti sociali sono semplici rotazioni senza fine di minoranze che mirano soprattutto al controllo del potere; corrispondono quindi a un cambiamento della forma, non della sostanza e della struttura del potere. Solo una realtà è perenne: la stratificazione della vita politica e sociale, tra governanti e governati, in una struttura essenzialmente oligarchica. I politici promettono cambiamenti radicali, ma non appena salgono al potere assumono la difesa di una società che non ha nulla a che vedere con le promesse fatte. Di conseguenza la vita sociale è un inferno, una crudeltà senza fine e gli agenti sociali non sono altro che vittime di illusioni e di miti. All'uomo non resta che uno spiraglio di luce, una sola arma con cui combattere: la scienza.



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