Pareto
in breve
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Pareto
ingegnere
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Gli
studi
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Vilfredo
Pareto frequentò gli studi superiori a Casale Monferrato,
presso la sezione fisico-matematica dell'Istituto Tecnico
Leardi. Nel contempo si dedicò privatamente agli studi
umanistici e letterari. Nel 1867 ottenne la licenza in Scienze
matematiche e fisiche all'Università di Torino e successivamente,
il 14 gennaio 1870, si laureò in Ingegneria presso
la Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri, sempre a Torino,
con una dissertazione
sulla teoria dell'elasticità dei corpi solidi e sull'integrazione
delle equazioni differenziali che ne definiscono l'equilibrio.
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L'impiego
presso la Società delle Strade Ferrate Romane
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Nell'aprile
dello stesso 1870, solo tre mesi dopo aver conseguito la laurea,
Pareto ottenne il suo primo posto di lavoro, in qualità
di ingegnere, presso l'Ufficio centrale
del servizio del materiale e della trazione di Firenze della
Società delle Strade Ferrate Romane.
Si rese ben presto conto che le possibilità di carriera
erano assai limitate, vuoi per la natura dell'impiego, vuoi
per la gestione dell'azienda basata più su favortismi,
valutazioni di opportunità e di comodo, intrighi e
corruzione piuttosto che su considerazioni tecniche e razionali
volte a migliorare l'efficienza e la produttività della
ditta. Dopo aver effettuato alcune missioni all'estero, in
Germania e in Austria, nel settembre 1873 rassegnò
le dimissioni.
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L'attività
presso le ferriere del Valdarno
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Su
consiglio e con l'appoggio di Ubaldino Peruzzi, influente personaggio
fiorentino conosciuto l'anno precedente, nell'ottobre del 1873 Pareto
assunse l'incarico di direttore tecnico della ferriera di San Giovanni
Valdarno della Società per l'Industria del Ferro, il cui
Presidente era, per l'appunto, il Peruzzi.
Nel maggio del 1875, il Direttore generale dell'azienda, ingegner
Luigi Langer, diede le dimissioni; dopo un breve periodo di reggenza
da parte di un comitato, Pareto fu chiamato a svolgere le mansioni
di Direttore. Si trovò così confrontato con numerosi
problemi, dal momento che la società era condotta con criteri
vecchi e inefficaci e il capitale finanziario disponibile praticamente
inesistente. Intraprese quindi una serie di viaggi in Svizzera,
Belgio e Francia, nella speranza di ottenere capitale e assistenza
tecnica, ma i suoi sforzi si rivelarono vani.
Nel 1880 si recò a Parigi, a Londra, a Manchester e in Germania,
visitando numerose ferriere e intrattenendo rapporti con industriali
inglesi, francesi e tedeschi. Ebbe modo così di trarre utili
esperienze e di confrontare lo stato dell'industria siderurgica
straniera con quella italiana.
Nel frattempo venne nominato Direttore generale della Società
delle Ferriere Italiane, costituiitasi sulle spogle della Società
per l'Industria del Ferro e controllata dalla Banca Generale. Nonostante
i ripetuti sforzi di Pareto, la società non riuscì
mai a modernizzarsi e a incrementare il suo capitale, tanto che
verso la fine degli anni '80 la sua situazione divenne estremamente
precaria. Una errata speculazione di Pareto sul mercato dei warrant
londinesi procurò pesanti perdite e costrinse il direttore
a dimettersi. A partire dal giugno del 1890, Pareto si ritirò
a Fiesole e iniziò la sua attività di studioso e ricercatore
scientifico.
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La
partecipazione al dibattito politico ed economico |
Durante
il periodo fiorentino, Pareto entra in contatto con numerosi personaggi
del mondo della cultura, dell'imprenditoria e della politica, come
lui frequentatori del salotto dalla signora Emilia Peruzzi Toscanelli
(nell'immagine a sinistra).
Membro effettivo dell'Accademia dei Georgofili, attraverso conferenze
o articoli pubblicati, Pareto partecipa alla propaganda delle dottrine
in difesa della libertà economica, della libertà di commercio, contro
il protezionismo e a favore del pacifismo, in linea con
le indicazioni della Società Adam Smith, di cui è uno dei
fondatori. Si interessa ai sistemi elettorali con rappresentanza
proporzionale, ai problemi inerenti alle tariffe e ai trasporti
ferroviari.
Strenuo difensore della libertà economica, moralista intransigente,
Pareto non risparmia severe
critiche nei confronti dei governi italiani del tempo, nonché
delle idee e delle iniziative della classe dirigente. La politica
per Pareto è solo arrivismo e intrighi, attività di mestatori che
sfruttano le passioni popolari. Il potere è corruttore, malvagio,
perfido, mentre la sua ostilità nei confronti dello stato burocratico
e accentratore va di pari passo con l'ansia di vedere garantiti
un ordine sociale, economico e politico equo.
La sua intransigenza, la sua lotta contro il protezionismo, contro
i programmi d'armamento e il colonialismo, contro la gallofobia
del ministro Crispi e le cattive abitudini della politica, fatte
di ripugnanza-attrazione, gli procurano molti nemici e lo rendono
un uomo solo, un pubblicista senza pubblico e ininfluente.
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